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Riportiamo
un commento di P.V. uscito il 13/01/2000 sul un quotidiano locale di Milano
L'ingiustizia
Il
crimine cresce del venti per cento. Reati contro il cittadino comune, quello più
debole e indifeso, l’anziano, la donna sola, il minore. Sono furti,
soprattutto, rapine, scippi, violenze d’ogni genere. E che fa la giustizia? Il
96,4 dei ladri la fa franca: archiviazioni (magari dimenticando i fascicoli
negli scantinati di piazza Adriana per quindici anni) contro ignoti. E gli
altri? Appena 15 colpevoli su 100 vengono individuati, perseguiti, puniti.
Un’altra cifra: un lavoratore in difficoltà per avere giustizia deve penare
941 giorni. Nel frattempo, cosa mangia? Se passiamo al «civile», l’autentico
cancro del nostro aggrovigliato sistema giudiziario, di giorni per una sentenza
ne occorrono 1.343. Mario Cicala, che presiede l’associazione dei magistrati,
dice:«Importiamo processi penali, esportiamo cause civili». Vuol dire: più rapido
il risarcimento all’estero, più facile farla franca nel belpaese. Dove, chi
delinque. se proprio è sfortunato, raramente sarà condannato, e per la pena se
ne parlerà a babbo morto. Lo sanno anche i ragazzini: su 908 minori denunciati
a Firenze, 859 sono nomadi stranieri... Coraggio. La consueta relazione del pg
della Cassazione ci consegna di anno in anno una foto sempre più fosca del «pianeta
giustizia». Abbiamo una speranza:l’Europa. Ora siamo «sorvegliati speciali»,
dopo decine e decine di «condanne». Una speranza: dopo la moneta. delegheremo
a Bruxelles anche la giustizia.
Riportiamo
un articolo di C.C. uscito il 09/01/2000 sul un quotidiano locale di Milano
La
nostra giustizia la più lenta d'Europa
STRASBURGO
- Alla
Corte Europea per i Diritti dell’Uomo l’Italia ha il primato assoluto per i
processi più lunghi d’Europa. Nessun paese, dalla Turchia all’Ucraina, è
in grado di eguagliare la lentezza dei procedimenti giudiziari italiani che si
trascinano ben oltre i tre anni considerati «termine ragionevole» dalla Corte
di Strasburgo e oltrepassano quasi sempre i cinque anni considerati limite
massimo dalla Corte Europea.
Dei 71 ricorsi italiani che la corte ha giudicato e accolto dal novembre ‘98
al dicembre ‘99, ben 43 hanno come causa principale l’eccessiva lunghezza
dei tempi processuali. Nello stesso periodo Strasburgo ha giudicato 21 ricorsi
francesi, il dei quali presentati per violazione dell’articolo 6 della
Convenzione: quello appunto che stabilisce il diritto a un processo che si
concluda in
tempi ragionevoli. I
ricorsi inglesi nello stesso periodo sono stati 15, solo 4 dei quali presentati
per lunghezza eccessiva dei tempi processuali, tre i
ricorsi contro l’Austria tutti dovuti a lungaggini burocratiche eccessive,
tre anche i ricorsi contro la Germania solo due dei quali dovuti a tempi
processuali troppo lunghi. Fino a qui niente di nuovo, il fatto strabiliante è
che in termini di violazione dell’articolo 6 l’Italia riesce a battere anche
tutti quei paesi ai quali, in ambito europeo, si è sempre ritenuta superiore.
Tra il novembre ‘98 e il dicembre ‘99 i ricorsi presentati contro la Grecia
sono stati 6 di cui uno solo dovuto alla lunghezza del processo. 11 sono stati i
ricorsi contro il Portogallo e sei quelli dovuti alla durata del processo. Tre
su sei sono i ricorsi imputati alla
lentezza giudiziaria polacca, uno solo su tre, quello di cui si accusa la
giustizia in Slovacchia, 17 sono invece i
ricorsi contro la Turchia e nessuno di questi è motivato da tempi
processuali troppo lunghi.
Questa poco gratificante classifica si è tradotta in termini pratici in un
salasso non
indifferente per l’erario dello Stato italiano.
Quando, infatti, la Corte di Strasburgo giudica che un processo si sia protratto
tanto a lungo da causare danni morali e materiali a chi vi è imputato,
stabilisce anche un “equo indennizzo” che lo Stato dovrà pagare a chi ha
presentato ricorso.
In base a questo principio lo Stato italiano ha dovuto risarcire a Licio Gelli
22 milioni di lire per un processo trascinatosi per 15 anni, e agli altri 42
italiani il cui ricorso è stato accolto nell’ultimo anno ha risarcito un
totale di 2.132.852.803 di lire.
I criteri in base ai quali la Corte dei diritti dell’Uomo giudica quale sia il
“termine ragionevole” per la conclusione di un processo sono quattro, ossia:
la complessità del caso, il comportamento delle parti in causa, l’attività
del giudice che non deve conoscere tempi morti, e la rilevanza del processo per
l’interessato e per la sua vita futura. Quest’ultimo criterio fa sì, per
esempio, che un caso di divorzio debba concludersi in tempi più stretti di
quello relativo a una lite fra vicini; oppure che per i processi intentati da
chi è stato contaminato dal virus HIV per una trasfusione di sangue infetto, il
tempo massimo sia di un anno, dopo di che parte la condanna di Strasburgo. In
linea di massima però il termine processuale considerato “ragionevole”
dalla Corte Europea va dai 3 ai 5 anni, trascorsi i quali si può essere quasi
sicuri che un eventuale ricorso venga accolto.
La Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo è diventata a tal punto
l’ultima spiaggia di chi non vede più la fine del proprio processo, che un
Movimento per la difesa del cittadino distribuisce i moduli per presentare
ricorso addirittura sugli autobus milanesi, Per chi poi non abita a Milano c’è
sempre Internet che, a questo proposito offre diversi siti interessanti che
raccolgono dal testo completo della Convenzione per i diritti dell’Uomo, ai
moduli prestampati per presentare un ricorso relativo a una
causa civile o penale.
Riportiamo
un articolo di F.F. uscito il 09/01/2000 sul un quotidiano locale di Milano
Ricorso
fai da te
Giuseppe
Garibaldi si appella alla Corte Europea contro il Governo Italiano, per le
lungaggini burocratiche impediscono al cittadino Garibaldi di aver piena
giustizia contro Camillo Benso Cavour. Un po’ per scherzo, un po’ per uscire
dalla monotonia del classico ‘sig. Mario Rossi’, questi sono i nomi
utilizzati nel modello di ‘Ricorso alla Corte Europea per i Diritti
dell’Uomo per l’eccessiva durata di un processo civile in Italia. Dove
trovare i moduli. Un fac-simile del ricorso, in perfetto gergo legale, è
scaricabile via Internet da diversi siti a partire da quello della Consulta
Europea per i Diritti dell’Uomo (http://www.dirittiuomo.it/), nel capitolo
‘formulari di ricorso - processo civile’). Sempre a questo indirizzo si
trova, fra le altre cose, un elenco delle sentenze emesse nel 1999 dalla Corte
relative a ricorsi presentati contro lo Stato Italiano, e si scopre che, insieme
a illustri sconosciuti, ci sono davvero nomi noti che hanno fatto ricorso e
l’hanno vinto, per violazione dell’art. 6 della Convenzione del Diritti
dell’Uomo.
La procedura completa. Il ‘ricorso-fai-da-te’ non sembra poi così
difficile. Basta studiare con un po’ di attenzione la Carta dei diritti, e sul
sito ufficiale della Corte europea (http://www.echr.coe.int/) sotto la
voce
‘Informazioni generali’ si possono reperire tutte notizie fondamentali su
come portare avanti l’appello direttamente. Innanzitutto bisogna studiare con
attenzione tutti i casi di cui la Corte
può occuparsi, per
capire se il vostro problema può trovare qui una possibile soluzione.
Dopodiché basta
inviare una lettera con tutti gli estremi del caso al Cancelliere (vengono
forniti i punti chiave da esporre e l’indirizzo esatto), che vi risponderà
chiedendovi dettagli, documentazione ulteriore e inviandovi la modulistica
appropriata per il ricorso alla Corte (la stessa, però, che già trovate su
Internet), fino a formalizzare completamente il ricorso.
E in questo capitolo
si specifica anche che fareste meglio ad affidare il tutto a un avvocato, ma se
non avete i soldi per pagarlo potrete ottenere un patrocinio gratuito, una volta
formulata l’istanza. La legge violata dallo Stato. Stanchi di avvocati, avete
dunque deciso per il ‘ricorso-fai- da-te’. Date anche un’occhiata al
vostro diritto non rispettato, quello sancito dal suddetto articolo 6 della
Convenzione. Per la versione inglese e francese basta partire dal sito ufficiale
della Corte Europea, dove la Convenzione viene giustamente inserita fra i
‘Testi fondamentali’, con tutti i successivi protocolli integrativi rispetto
alla stesura originale del 1950. Per una versione italiana ci si può rivolgere
a
http://www.sugamele.it, sito di uno studio legale, dove la Convenzione compare
fra i ‘Diritti Fondamentali’. Cosi si capisce finalmente che l’art. 6
recita: «Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente,
pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente e
imparziale....».
Appello alla
Commissione. Si può anche seguire la strada del ricorso alla Commissione
Europea per i diritti dell’Uomo (http://www.dhcommhr.coe.fr),che insieme alla
Corte è uno dei due organi europei che sorveglia l’applicazione della
Convenzione del 1950. Una strada che agli italiani piace molto: dall’ultima
statistica disponibile, quella del 1997, si scopre che su 4750 ricorsi alla
Commissione ben 825 erano made in Italy, più del doppio di quelli provenienti
dalla Francia o dall’Inghilterra e perfino dalla Turchia.
La
chiamavano giustizia
Un osservatore che ,ignaro
del tutto di cose italiane, provenendo da un altro paese avesse ascoltato per
diversi anni, per intero e con la dovuta attenzione le relazioni tenute dai
procuratori generali in occasione di ogni apertura di anno giudiziario, si
sarebbe aspettato - alla fine, come è naturale - un discorso centrato sullo
stato della giustizia. Ed invece, cosa ha ascoltato ,in realtà fino a ieri?
Soltanto l’immancabile, ripetuta defaticante giaculatoria della lentezza dei
procedimenti penali e civili, densa di statistiche e numeri relativi alla
quantità e qualità dei delitti commessi e naturalmente lamentele verso il
governo inadempiente. E sullo stato generale della giustizia, sull’equità
delle decisioni dei giudici, sulle attese spasmodiche dei cittadini in termini
di equaminità delle sentenze, delle sentenze senza fine, sulla fiducia riposta
nelle nostre aule di giustizia? Neppure una parola: e così sempre da decenni! Una geremiade annuale,
condita da un infinito rosario di cifre, ma senz’anima, senza cioè la capacità
di cogliere il problema reale e dolente dell’istituzione giudiziaria italiana.
Eppure qualcosa si era mosso. Il problema reale e dolente è infatti ben
diverso: due anni fa si era sentito il bisogno da parte di tutte le forze
politiche, di inserire nel testo della nostra Costituzione i principi generali
del «giusto processo», e perché sicuramente nel nostro sistema il giusto
processo non esisteva in quanto evidentemente c’era un processo ingiusto o,
quantomeno, non ancora sufficientemente giusto. Precisamente questo problema, e
non altro, doveva turbare i sonni di procuratori generali, presidenti, studiosi
e politici e quanti altri abbiano avuto a cuore, per ufficio o per passione, le
sorti dell’istituzione giudiziaria italiana e prima ancora quelle stesse dei
cittadini. Come può essere infatti, ed è angosciante interrogativo, che tutti
i nostri parlamentari di maggioranza e di opposizione abbiano all ‘unisono
riconosciuto quella necessità allora, tanto da trovare un accordo che invece su
questioni assai meno rilevanti non sono in grado di trovare? Ed allora, a quello
e soltanto a quello bisognava pensare con urgente serietà: dotare al più
presto alla legislazione vigente, già per conto suo confusa e a volta
contraddittoria, di quegli aggiustamenti necessari per dare veramente vita alla
giusta giustizia. E su quella urgenza dovevano affaticarsi incessantemente gli
spiriti più attenti e consapevoli del nostro tempo, quegli spiriti che dovevano
avere a cuore prima che il numero e il tipo dei reati commessi le attese
legittime dei cittadini. Anche perché bisognava mettere nel conto che una parte
notevole dei ritardi e delle esasperanti lentezze dell’amministrazione
giudiziaria italiana era dovuta al fatto che la quasi totalità delle decisioni
dei giudici di primo grado veniva appellata e poi portata fino in Cassazione
(per poi tornare spesso daccapo ai tribunali di primo grado). E ciò a
differenza di quanto accade in Inghilterra o in Germania dove invece le
impugnazioni interessano percentuali irrivelanti di casi.
Fragile
riforma
Non sarà allora che
molti, troppi cittadini si aspettano ancora una volta – a distanza di quattro anni
- una giustizia che invece non riescono a trovare? Che fine ha fatto quella
riforma voluta così assiduamente assieme dai nostri politici che doveva
sveltire la giustizia, trovandoci ora preparati a soddisfare
le esigenze del cittadino italiano e della stessa Europa che ci incolpava
di essere –allora – partiti in ritardo? Evidentemente era una riforma dalle
fragili gambe partita per accontentare tutti e la stessa Europa, ma che poi ha
trovato sul suo cammino dei bei bastoni tra le ruote, perché alla fine ha
scontentato tutti, e tutto è tornato all’ingessatura burocratica italiana di sempre.
E cioè, che nulla si deve muovere e tutto deve rimanere bloccato. Era partita con un decreto legge, strumento eccezionale in mano al governo, che
assume i poteri del parlamento e impone le sue regole, immediatamente esecutive,
per due mesi. Poi si vedrà! E intanto il tempo passa, quelli che sono i
promotori se la prendono comoda, le vittime di questa inerzia ci soffrono. Dal che
è risaputo: che si facciano norme,
assolutamente compromissorie, anche se nobilmente ammantate di precauzione
istituzionale per evitare la paralisi amministrativa giudiziaria, ma che nascono
già morte prima del nascere.
Al
punto di partenza
La
riforma è morta.Tutto questo porta altro
ordinario caos nei nostri palazzi di giustizia. E’ una organizzazione
giudiziaria che fa fatica ad adeguarsi alle tante novità. Ci capiscono poco gli
addetti ai lavori, figuriamoci i cittadini, imputati o vittime, in nome dei
quali si amministra la giustizia. Loro aspettano solo che si faccia presto e
bene, ma soprattutto presto, senza aspettare altro tempo. E’ questo che ora
vogliono ancora i cittadini! Dopo quattro anni e col nuovo governo. Questo governo
doveva recepire segnali di aiuto da parte dall'elettorato che lo aveva votato.
Di carne sul fuoco ce n'era abbastanza. La riforma della giustizia in primo
piano che i cittadini liberali volevano a tutti costi. Ma a tuttora - sembra -
che al nuovo governo non riesca ancora a recepire. Che si faccia
qualcosa per la giustizia moviola. Che ci siano riforme, subito! I
cittadini aspettano giustizia, aspettano giustizia per quella persona uccisa,
aspettano giustizia per quel lavoratore liberale di riavere il lavoro che gli è stato portato via senza
aver commesso nulla di male dal totalitarismo della sinistra. E' risaputo, che un lavoratore,adesso per avere
giustizia dovrà aspettare circa 1800 giorni.Peggio di prima! E intanto cosa
mangia? Per lui, cittadino italiano ci sarà
sempre il salvataggio della chiesa e cioè un pasto caldo alla Charitas? Ed è
un lavoratore di idee liberali che ha votato per la libertà! Ora disoccupato!
Cittadini italiani che aspettano giustizia per riavere quello che gli è
stato rubato. Vogliono una giustizia giusta perché la legge sia uguale per
tutti. Vogliono una riforma subito perché non debbano più aspettare! Aspettano la
"libertà" che hanno votato perché esaudisca i loro desideri e
perché riapra le riforme subito a favore dei cittadini. Dopo quattro anni
siamo al punto di partenza! Anzi come prima. Il sospetto che ci fa
pensare che non ci sia un governo della libertà riformatrice, ma un governo di
"libertà" bloccata in vigore solo nelle burocrazie dei
totalitarismi dove si vuole che tutto rimanga fermo per soffocare qualsiasi
rinnovamento.
La
testimonianza di G.S. nel dicembre 2003 ad un noto quotidiano nazionale
La
mia testimonianza : ho sempre votato per la sinistra perchè sono nato povero.
Però - ironia della sorte - sono stato cacciato dal lavoro durante il
governo della sinistra, da quella stessa sinistra che io avevo sempre posto
fiducia e che mi ha maltrattato per le mie idee riformatrici liberali e
democratiche. Anche i sindacati non sono stati di meno. Ho subito abusi di ogni
genere dalle autorità, dove tutti erano d'accordo nel farmi fuori. Avevo votato
poi per il
governo di destra, e mi sono pure iscritto convinto delle mie idee liberali e democratiche, per avere giustizia,
libertà e riavere il lavoro che mi è stato rubato dalla
sinistra e per essere aiutato. Ma a distanza di sette anni sono ancora
disoccupato, nonostante abbia chiesto aiuto e bussato ad innumerevoli porte. Le
porte sono rimaste chiuse, gli uomini liberali non si sono fatti più vedere e la parola libertà non si è più sentita.
Voglio che questa mia testimonianza rimanga nel web a testimoniare ai posteri di
come vengono maltrattati gli italiani dal loro governo e di
come la libertà e la democrazia di questo paese sia solo una maschera e
un' illusione per il popolo che ci crede ancora.
L'ideale autentico
La più importante fonte di speranza, quella che riesce a
contrastare la disperazione, anche quando sembrerebbe inevitabile, è la
fede in un ideale, religioso o politico. Quando, cioè, l’individuo non
pensa più a se stesso, ma si considera soltanto uno strumento per la
realizzazione di un compito collettivo o un piano provvidenziale. Molti
perseguitati dai totalitarismi sono sopravvissuti nei campi di sterminio o
nei gulag perché erano sostenuti da una fede incrollabile che vedeva
nelle persecuzioni la prova che il Giorno del Giudizio era imminente. Noi
siamo degli individui unici ed inconfondibili, con dei nostri scopi
personali, e lottiamo per la nostra personale sopravvivenza. Eppure siamo,
nello stesso tempo, immersi nella società, ne siamo delle cellule. La
società costituisce un grande organismo che ci nutre, ci alleva, ci dà il
linguaggio, le conoscenze scientifiche, i valori. In caso di pericolo, di
guerra, o quando ci mobilitiamo attorno ad una fede o ad un ideale
politico e religioso, l’aspetto collettivo prevale su quello individuale.
Allora ci dimentichiamo di noi stessi, delle nostre ambizioni e delle
nostre paure. Molti leader politici, molti semplici militanti sono
sopravvissuti a persecuzioni, ad anni di prigione e torture perché
sorretti dalla fede nella propria missione e nel convincimento di fare
qualcosa che ha un valore assoluto. Le persone che hanno questa fede sono
identificate, fuse con una entità che vale infinitamente più di loro. È
questo valore altissimo, questo assoluto che vive in loro, a farli sentire
invincibili anche se vengono personalmente sconfitti, anche se sacrificano
la loro vita. Pensiamo ai martiri cristiani, morti nelle persecuzioni per
non aver abiurato la loro fede. Vicino a Dio può esserci la Patria,
oppure la Rivoluzione, oppure la Riforma della società o il desiderio di
aiutare chi soffre. Sempre, comunque, qualcosa che ha un valore assoluto,
un ideale di cui si è solo uno strumento, ma attenzione - questo ideale -
deve e comunque essere un ideale vero ed autentico. Questa fede che fa
scomparire la paura, che fa arretrare l’interesse personale di fronte a un
valore più alto dell’individuo, si forma di solito vivendo all’interno di
una comunità politica o religiosa. Questo ideale vero e autentico lo si
scopre improvvisamente nella tua vita, dopo aver attraversato prove
dolorosissime, e dal quale hai combattuto per il tuo ideale vero ed
autentico, come rivelazione, come conversione da cui usciamo trasformati
in noi stessi e nella nostra anima e che non tradiremo mai questo ideale
per il nostro interesse, ma ne resteremo aggrappati fino alla morte! Chi
non ha provato questo non può identificarsi in un ideale.
H.S.
L’italia
un paese malvagio con i propri figli
Quale
padre tra voi, se il figlio li chiede un pane, gli darà una pietra? Chi è
quel padre che ama i propri figli, non li trascura , li rende felici, li
accudisce li sta vicino nei momenti del dolore, non gli maltratta ma li
ama come se stesso perché sono sangue del suo sangue. Tutti i padri di
questo mondo amano i propri figli. Come Gesù ha amato noi e ci ama tuttora,
nonostante lo abbiamo ucciso e non ascoltiamo la sua parola. Sono
pochissimi i padri che non amano i propri figli perché - forse - a loro
volta non sono stati amati e non si sforzano di amare, ma maltrattano in
modo tirannico, fanno del male perché a loro volta sono stati maltrattati,
oppure vogliono usare il pugno di ferro per farsi obbedire, puniscono per
esaltarsi, per innalzare se stessi, il loro potere, la loro superiorità,
ma non sanno che sono solo debolezze infantili di uomini ignoranti e
meschini. Sono degli uomini criminali e malvagi punto e basta! Lo stesso
dicasi per la società per lo stato! Le istituzioni sono il padre, i
cittadini sono i suoi figli. Quando quest’ultimi vengono maltrattati
nonostante obbediscono alle leggi, paghino le tasse, sono cittadini per
bene, si inserisce il virus della tirannia che porta ben presto agli
arbitri di potere e agli abusi. A questi figli che chiedono pane, gli
verrà dato una pietra! Il potere obbedisce alle sue leggi che ha creato
quando si sente maturo, ma quando è debole le calpesta per schiacciare i
suoi figli. Perchè tutto questo? Perché è immaturo e forse ha timore di
loro; ed ecco la minaccia del fantomatico terrorismo interno oppure -
quello che è di moda ora - e cioe' il terrorismo esterno, gli minaccia,
gli terrorizza, licenzia i suoi figli scomodi che hanno giurato dovere
alla costituzione, perché sono di un gradino più basso della piramide.
Viola i diritti universali dell’uomo, della costituzione, priva al
cittadino del pane levandogli via il lavoro: quale azione criminale quello
di levarli il lavoro, lo si porta a morte certa! Lo si rende infelice
depresso perché si autoelimini ospedalizzandolo in manicomi criminali. Si
attua azioni ignobili di abusi per spingere il cittadino ad azioni
ignobili perchè venga incarcerato o spinto al suicidio, lo si condanna a
morte. Perchè il potere non può perdere, non può perdere la faccia, non
può dimostrare di essere stato un assassino e di aver ucciso un cittadino,
un italiano, sangue del suo sangue, figlio suo, una persona perbene, ma
deve dimostrare il contrario e cioè di aver ragione solo lui, anche se ha
commesso dei miserabili misfatti che solo Dio punirà!E così lo si condanna,
si condanna un uomo, lo si uccide - come con Gesù -e indifferentemente si
spera che muoia. Lo si uccide perchè nessuna istituzione è intervenuta a
difenderlo quando questi ha chiesto aiuto. Nessuna!!! Si è voluto
lasciarlo solo, punire lui anzichè il suo carnefice. Perchè il carnefice è
un gradino più alto e rappresenta il potere. Il carnefice non può essere
punito in questo paese, ma lo si lascia piena libertà di abusare dei suoi
poteri e di uccidere liberamente con la complicità! Anche se è un
carnefice ha ragione lui. Il potere non deve uscirne scalfito
dall'illegalità che ha commesso!! In altri paesi civili dove amano i
propri figli, sangue del loro sangue tutto questo non succede! I
malfattori vengono arrestati anche se questi rappresentano il potere. Qui
invece si arresta i poveri, i cittadini per bene, quelli in cui aleggia il
vero ideale dell libertà e di democrazia,la base della piramide, quelli
che non sono ipergarantiti! Lo stesso vale per quell'altro uomo che ha
chiesto aiuto alla libertà per essere stato perseguitato dal comunismo e
questa libertà gli ha voltato le spalle uccidendolo. Traditori della
libertà, dormite la notte!Vi auguro tante cose che siate maledetti! Come
di quell'altro uomo infettato dall'epatite e che aspetta da dieci anni
giustizia e il risarcimento che non vedrà mai! O di quell'altra donna che
aspetta giustizia per la morte di suo marito da circa trent'anni e ora
questa giustizia che lei aveva posto fiducia le stà portando via tutto!! O
di quell'altra donna che non avrà giustizia per la morte di suo figlio
causato da un pirata della strada perchè hanno deciso di archiviare il
tutto!O di quell'altro uomo che è stato messo in prigione perchè non
conosceva qualcuno del potere! Alcuni casi tra migliaia di casi! E' un
potere che ti priva della ricchezza, del salario, della famiglia, dei
figli perché uomini di quaranta o cinquanta anni siano eliminati dalla
società, dalla pensione perchè non diventino vecchi e che siano spinti
alla loro auto eliminazione perché non debbano più nuocere e per lasciare
il posto alla nuove leve e agli invasori. Non si fanno leggi per i
cittadini, per aiutare i quarantenni i padri di famiglia a trovare un
lavoro in base alle loro qualità! Non si fa una legge che tuteli i
cittadini lavoratori mobbizzati nei posti di lavoro e spinti al
licenziamento per le loro idee liberali. Ma viceversa, non si fa niente,
niente che possa migliorare questa società ma la si vuole burocratizzare
come nel peggior sistema totalitario - quello comunista - che era quello
di tenere ferme le persone, e perciò si vuole mobbizzare il cittadino,
vessarlo, calpestarlo per lasciare tutto com'è ! Allora il potere si
innalza, l’io si gonfia e tiranneggia! La ricchezza del paese si
ridimensiona e confluisce nel potere di pochi. Quando l'interesse privato
prevale sull'interesse pubblico si cade nell'arbitrio e nella tirannia. Ed
è questo che sta succedendo! Il paese diventa povero e lo si nasconde di
fronte all'opinione pubblica! Malvagità e criminalità si diffonde, La si
vuole diffondere per creare un paese poliziesco dove questa criminalità
viene soppressa. Ma è un pagliativo per dimostrare che si combatte la
criminalità e invece tutto rimane com'è. Una goccia sul mare delle
menzogne di potere! Anzi si mettono le telecamere per scrutare la nostra
privacy. Si mettono i poliziotti di quartiere per limitare al nostra
libertà. Ci schedano tutti e ci chiedono le impronte digitali per non
essere più noi , ma dei burattini nelle loro mani. I diritti
costituzionali vengono calpestati. Ci voleva tutto questo per creare
l'odio? E l’odio divampa fra i fratelli, si inserisce l’intolleranza,
l’ingiustizia, si semina il caos, si perseguita per far del male. I
cittadini sono sempre più abbandonati a se stessi dalle istituzioni e
dagli uomini che avevano riposto la loro fiducia; Sembra un paradosso ma
veniamo maltrattati da quelli che avevamo posto loro fiducia. Sembra che
questo paese non abbia governo e che tutto sia destinato nelle mani dei
cittadini che si debbano arrangiare. Si semina il virus del malcontento,
dell’odio, del fantomatico terrore e non ci si ama più! Mentre la facciata
dev' essere del perbenismo dell'ipocrisia, della menzogna. I telegiornali
e giornali di potere - e ormai quasi tutti - senza distinzione si danno
da fare per sommergici di menzogne, un lavaggio del cervello per farci
credere che sbagliamo in quello che pensiamo. Dov'è la libertà, dov'è la
democrazia tanto invocata! In questo paese non è mai esistita!E non
esisterà!Se ci fosse questo paese sarebbe il più prodigo del pianeta e
invece è un paese da far west.Come lo vogliamo chiamare tutto questo:
comunismo, nazismo, fascismo ora che queste dittature sono crollate o
semplicemente in mix di arroganza e prepotenza malvagia di potere che fa
rinascere queste dittature ormai lontane! O è un potere ibrido che è solo
potere per maltrattare i più deboli e uccidere, e non per rispettare il
popolo! Questo il
quadro di questo paese ormai sull’orlo di un baratro e della sua fine.La
storia ci insegna che molte civiltà sono crollate sui loro misfatti per il
non amore di uomini senza scrupoli verso il loro popolo! Quando un paese e
il potere maltratta i suoi cittadini è un paese criminale e assassino ed è
destinato all’autodistruzione ed è come un padre che maltratta i suoi
figli! Non ti amo più italia e ti maledico per il resto dei tuoi giorni
per quello che hai fatto ai tuoi figli in tutti questi anni uccidendoli e
non amandoli! Dio non lo avrebbe fatto, perchè Lui ama! Tu lo hai
permesso!
A.S.
Evita il
male
Fa
riflettere come il male sia sempre presente il ogni luogo di questa terra
e come possa insinuarsi nella nostra vita procurandoci dolori e calvari.
L’unico modo per sopperire a tutto ciò è quello di evitare le persone
volgari e prepotenti, esse costituiscono un tormento per il nostro spirito.
Evitiamole dunque! Ed evitiamo i luoghi dove si annidano queste persone.
L’unico modo è di andarsene da questo paese e di lasciarle alla loro
violenza. Hanno troppo calpestato i nostri diritti e schiacciato le nostre
anime! Hanno trasformato questo paese in un branco di pecore.
M.C.
Succede solo in questo
paese
Sembra un paradosso eppure
è vero! Votiamo per essere maltrattati. Invece di essere ascoltati da chi
abbiamo posto la fiducia, in quegli uomini disposti ad aiutarci – a parole
– quando sono con le spalle al muro si eclissano nella notte oscura,
oppure nella malaugurata sorte ci maltrattano per poi rimanere impuniti. E
sapete il perché di questo volta faccia. Perché prima non rappresentano il
potere, sono degli uomini normali come noi e sono pronti a soddisfare
qualsiasi nostro desiderio, basta dare la fiducia. Poi assaporano il
potere e vengono fagocitati nel potere e in loro subentra l’egoismo più
malvagio e a noi poveri illusi non ci pensano più. E così noi restiamo con
la bocca aperta, a leccarci le ferite e a maledire il giorno in cui ci
eravamo illusi che ci potessero aiutare. Ma non è tutto qui! Votiamo per
assicurargli una lunga carriera, una comoda poltrona, e uno stipendio da
favola fisso per di più che noi illusi e comuni mortali non possiamo
permetterci. A quel punto non hanno più occhi per vederci e nemmeno
orecchie per ascoltarci. Ascoltano solo il fruscio del loro denaro. Vale
la pena, allora di porre la nostra fiducia in questi uomini e con essi il
palazzo quando abbandonano il cittadino a se stesso e sono contro di lui.
Mi viene in mente nella mia esperienza professionale di gente di una area
politica che era stata tradita e maltrattata e che votava per l’opposta
fazione per essere aiutata. Ma una volta fedeli a questa fazione si
rendevano conto che il loro ideale non veniva recepito nemmeno lì,
trovarono uomini egoisti ed erano lasciati a se stessi. Doppiamente
maltrattati e traditi! A questo punto non ci resta che ridere di come
vanno le cose, a questi uomini interessa solo che noi votiamo per
assicurargli il loro stipendio e non certo per assicurarci i nostri
interessi. Sono uomini senza ideali pronti a vendersi e a tradire pur di
restare aggrappati al "loro" potere. A questo punto farebbero meglio a
formare un unico partito o ad instaurare una bella dittatura invece di
prenderci in giro. Sarebbero più seri! Anche Gesù si incavolò allora con
questi uomini di potere accusandoli che non servivano il popolo. Sono
passati 2000 anni ,ma tutto è rimasto come prima. A noi non resta di
rimboccarci le maniche e di non pensarci più! Di sorridere, Gesù non ci
abbandona! Ma la prossima volta che ci dicono di porre la fiducia in loro
li diremo: Non promesse! Prima serviteci e dateci subito quello che
abbiamo bisogno, poi ci penseremo! G.S.
Ci scusiamo di non dar voce libera alle
innumerevoli lettere e-mail che ci arrivano in redazione. Cercheremo - comunque
- nel modo e nel nostro intento di accontentare tutti. Lo staff

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